Masterplan Officine FFS

Officine FFS Bellinzona

L’area delle “Officine” deve rimanere riservata all’industria leggera, all’artigianato, al lavoro in genere e noi proponiamo anche l’Industria del Turismo.
Bellinzona è in piena bolla immobiliare nonostante che, con un referendum, sia stata sospesa l’edificazione dei terreni di Pratocarasso e il Cantone abbia bloccato l’edificazione dei terreni lungo via Tatti.
Permettere edifici residenziali e commerciali su quest’area, delle Officine FFS, significherebbe compromettere definitivamente i piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari; la morte della città di Bellinzona.

A Locarno, Ascona, Lugano c’è il lago; a Bellinzona manca uno specchio d’acqua, grande.
Uno specchio avrebbe una forma regolare, è interessante perché ci si puòspecchiare.
Vogliamo che la facciata principale della “Cattedrale” e i nuovi edifici che definiscono lo spazio vi si riflettano.

Per risanare tutta l’area, fortemente inquinata, si dovranno abbattere gli edifici esistenti, obsoleti, di scarso valore architettonico; fatta eccezione per la “Cattedrale”; e scavare.
Ecco che abbiamo già l’invaso per lo specchio d’acqua, alimentato dai riali che scendono dalla montagna.
Sul perimetro dell’area, lungo il viale Officine, via Lodovico il Moro e lungo l’area ferroviaria, a monte, nuovi edifici delimiteranno lo specchio d’acqua.
Lungo il viale Officine, il piano terra sarà in gran parte porticato per dare trasparenza e percepire l’interno di questo grande spazio con acqua, nove auditori a grappoli di tre, come sospesi nell’aria, e una larga torre quadrata, in dialogo dialettico con la “Cattedrale”, con il sagrato della chiesa di San Quirico e con i Castelli (Patrimonio UNESCO).
Per quanto riguarda i contenuti: al piano terra ci saranno spazi dedicati ai servizi per gli impiegati e alla ristorazione; ai piani superiori superfici flessibili dedicati al lavoro e a istituti di formazione. Nella torre ci saranno le stesse attività e, ai piani superiori, una struttura alberghiera in simbiosi con la Scuola superiore alberghiera e del turismo.
Il turismo evolve; sempre più importante quello congressuale, ma emergente quello in arrivo dalla Cina, dall’India, dal sud-est asiatico dal Brasile, per i quali le Alpi rappresentano un’attrazione forte.
Sarebbe interessante una simbiosi tra i due tipi di turismo perché l’Europa e in particolare la Svizzera avrebbero un potenziale nella sensibilizzazione alla cultura: cultura della democrazia, cultura del rispetto dell’ambiente, cultua delle relazioni tra popoli in particolare. Ricominciamo dall’agorà.

Le facciate dell’edificio perimetrale saranno molto ripetitive (vuoti alternati a pieni, da soletta a soletta, sfalsati tra un piano e l’altro) ma variamente colorate, grazie alla pubblicità delle tante attività dietro le facciate.
La torre, per contro, sarà tutta vetrata, tranne le solette, per riflettere il cielo e le montagne.

Un bacino d’acqua di questo tipo potrebbe essere molto interessante per regolare, contenere, le piene in caso di piogge torrenziali che, con il cambio del clima, saranno sempre più virulenti.

Le Officine FFS

E’ semplicemente inconcepibile che si possa anche solo immaginare che queste aree, da dedicare al lavoro, possano essere trasformate in zone commerciali, culturali e o residenziali.

Il Centro di Competenze e le Officine FFS di Bellinzona

(articolo pubblicato su La Regione)

Probabilmente un Centro di competenze è un luogo nel quale si concentrano “esseri (persone) competenti, che hanno perizia, abilità, cognizione, esperienza in un campo, in una determinata attività”.
Competenze è al plurale il che fa pensare a un Centro con persone con esperienze in campi e attività diversi.
Ci vorremmo mettere anche la perizia, l’abilità, la cognizione, l’esperienza dell’architetto; per dire che le Officine FFS rappresentano un luogo, pensato, straordinario e strategico nel disegno della città di Bellinzona. E’ un luogo dedicato al lavoro; lo si percepisce (lo si vede).
Un’area piana definita dal viale Officine e da via Ludovico il Moro caratterizzata da un monumentale edificio che qualcuno ancora chiama “La Cattedrale”. Esigenze funzionali hanno richiesto la costruzione di nuovi edifici, il cui valore architettonico è scarso; c’è da chiedersi se l’attuale organizzazione logistica del comparto sia ancora sufficientemente razionale. Evidentemente dipende dalle attività che vi si vogliono svolgere.
In attesa di decidere i contenuti e le attività di un immaginabile “Centro di Competenze” a “noi” sembra più utile costruire, in posizione strategica, superfici strutturate da affittare, a prezzi competitivi, alle più svariate, piccole o grandi industrie o aziende che impiegano personale qualificato.
Sull’area delle Officine FFS sarebbe molto facile. Basterebbe costruire il margine del comparto; edifici di 5-6 piani d’altezza per una profondità di 15-18 metri lungo il viale Officine e via Ludovico il Moro in modo da definire l’area e proporre un fronte, una facciata verso la città.
E’ un potenziale da 75’000 a 100’000 metri quadri da costruire e affittare a tappe, senza toccare gli edifici esistenti.
In Svizzera si conoscono molti esempi virtuosi, citiamo in particolare i “Technopark” di Zurigo e di Winterthur (http://www.tpw.ch/start.cfm, http://www.technopark-allianz.ch/start.cfm)

ReMa

Bellinzona non è Zurigo

(articolo pubblicato su La Regione)

Lavoro in casa e dappertutto, perché il mio ufficio ci sta tutto concentrato in un portatile connesso.
Vantaggi e svantaggi. Il fatto di uscire di casa, il distacco dalla sfera domestica, hanno pregi sicuri e percepisco che il lavoro progredisce anche grazie allo scambio ed al confronto con altre persone, non necessariamente colleghi.
Tuttavia molti impieghi obbligano a recarsi sul posto di lavoro; per esempio alle Officine FFS.
Proprio sulle Officine è in corso un gran dibattito, solo in parte interessante.
Si può capire l’idea di trasferire, a Biasca sotto la Santa Petronilla o nell’area industriale presso la stazione FFS di Castione, parte dei lavori attualmente esercitati sul sedime delle Officine FFS. Soprattutto se si tratta di lavori che causano rumori molesti, che necessitano di grandi superfici, anche di deposito e per i quali è forse meglio scegliere terreni di minore pregio economico e più strategici.
Però quella delle Officine FFS di Bellinzona deve restare area dedicata al lavoro; lavoro industriale, artigianale, tecnologico, terziario, di ricerca, … ma area di lavoro qualificato. Un’area industriale pregiata.
E noi (che non è un Noi aulico) che avevamo già suggerito l’idea di inserirvi la nuova sede del IRB e relative StartUP e derivati, al tempo del referendum, possiamo coerentemente condividere le tesi espresse sul CdT dal Signor Ambrosini segretario regionale dell’UDC che, sull’area delle Officine, prospetta il Nuovo Ospedale Cantonale Specialistico. Un ospedale è un luogo dove, oltre ai molti pazienti, sono concentrate molte persone che esercitano lavori molto diversi e molto qualificati.
Quest’area sarebbe davvero strategica e le Officine potrebbero continuare a mantenervi attività artigianali di punta, altamente tecnologiche.
Dobbiamo anche spiegare perché siamo assolutamente contrari alla proposta del Sig. Rocco Cattaneo che sull’area delle FFS proporrebbe pregiati edifici residenziali?
Da tempo invitiamo a cogliere le grandi potenzialità di Bellinzona e trasformare questo povero borgo, assediato da banale periferia, in una vera cittadina a misura d’uomo, concentrata attorno ai castelli patrimonio UNESCO, al Centro Medievale ed Ottocentesco ed al grande Parco Attrezzato con importanti edifici ed impianti pubblici. Si tratta di trasformare in quartieri urbani e cittadini le aree tra il viale G. Motta e la via Varrone (con il Convento dei Frati) e tra il viale S. Franscini ed il Dragonato.
Tra l’altro in questo modo si aumenterebbero notevolmente la qualità di vita e, soprattutto, i valori dei terreni di moltissimi cittadini che da generazioni pagano le imposte a Bellinzona.
Per contro se si dovesse accettare di costruire edilizia residenziale sull’area delle Officine FFS otterremmo più probabilmente una flessione dei valori immobiliari dei piccoli proprietari. Bellinzona resterebbe un povero borgo assediato; dormitorio. L’affare lo farebbero i soliti, pochissimi, che “gestiscono“ il grosso capitale anonimo.
Auguri Signor Cattaneo Rocco!

Renato Magginetti,

“Care/i cittadine/i”

(articolo pubblicato su La Regione)

Avevo partecipato all’ultimo “incontro con i quartieri” organizzato dal Municipio al Centro Spazio Aperto. Un buon pubblico, composito; le autorità, concilianti, ammettono che ci sono ancora alcune piccole difficoltà, sanno che hanno lavorato tantissimo, ci rassicurano che va tutto benissimo.
Personalmente m’aspettavo una maggiore progettualità, una visione più ampia, anche nei tempi.
Comunque ogni terza frase cominciava con “Care/i cittadine/i”. Commovente, gratificante. Se fosse vero, pensavo, avrebbero trovato il tempo per rispondere ad almeno una delle mie tante suggestioni che ho trasmesso loro; direttamente tramite e-mail, indirettamente con articoli su “La Regione” o sulla “Rivista di Bellinzona”.
Va tutto benissimo anche alle Officine FFS la cui superficie è di mq 120’000.
“Care/i cittadine/i”,
è terreno industriale che le FFS avevano ricevuto in regalo in cambio di molti posti di lavoro.
Oggi un terreno industriale non dovrebbe valere più di Fr. 500.- al mq.
Le FFS cederebbero alla città una parte del terreno, mq 45’000, ma in cambio dovrebbero ricevere, dal Cantone e dal Comune, Fr. 120’000’000.-, pari a Fr. 2’666,66 al mq.
Non solo; le FFS pretendono che le autorità modifichino il PR per i restanti 75’000 mq, i più pregiati perché vicino alla stazione e alla città, che restano di proprietà FFS.
Modifiche di PR che permettano edifici residenziali, commerciali, culturali, ecc.
Significherebbe aumentare il valore del terreno da Fr. 500.- al mq ad almeno Fr. 2’500.- al mq; dunque un “guadagno” di almeno Fr. 2’000.- x 75’000 = Fr. 150’000’000.- che sommato ai Fr. 2’000.- x 45’000 = Fr. 90’000’000.- dà un “guadagno” totale di almeno Fr. 240’000’000.-.
Pare abbiano anche già chiesto l’esenzione della TUI (la tassa sugli utili immobiliari).
Con uno slogan efficace l’MPS scrive: *OK, il prezzo è giusto: Cantone e Comune decidono di “pagare il pizzo” alle FFS: un milione per ogni posto di lavoro “salvato”.
Sbagliano anche loro; il “pizzo” sarebbe di almeno 2 milioni per ogni posto di lavoro salvato.
Sarebbe la morte per Bellinzona che è già sull’orlo del baratro per quanto riguarda la bolla immobiliare e a farne le spese non solo i piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari che da generazioni pagano le tasse a Bellinzona.
E cosa significa alienare terreni agricoli, terreni che sono ancora di proprietà privata, a Castione piuttosto che portare le Officine FFS a Giornico, Personico, Bodio?
Intanto creare altre inevitabili controversie, diatribe, polemiche, contese, dispute e proteste che permetteranno alle FFS di poter dire: vedete con il popolo ticinese non si può discutere.
Intanto rivalutare i terreni a livello contabile perché un terreno agricolo vale al massimo Fr. 50.- al mq. Inoltre è evidente che un nuovo capannone “tecnologicamente all’avanguardia” sarà più facile da vendere o affittare a Castione piuttosto che a Bodio, Personico, Giornico.
E sarebbe importante capire come, e chi paga, il risanamento del terreno inquinato.
Mi sembra di vedere pochi cittadini. Le autorità sono elette dalla maggioranza del popolo che vota.

Renato Magginetti

I risultati sono lì da vedere; Le Officine FFS

(articolo pubblicato su La Regione)

Se una persona di sinistra, indipendente, per difendere i più deboli (donne, giovani, operai, impiegati e piccoli artigiani con paga da fame, spesso a lavorare su chiamata), deve prendere le difese dei piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari, significa che siamo “alla frutta”.
Di fatto, a Bellinzona, i partiti di governo assecondano, favoriscono i poteri forti, il grande capitale (che s’insabbia nel mattone), le grosse aziende come le Ferrovie Federali. Le FFS! Che sono strutturate in tre comparti; passeggeri e merci sono considerati pubblici per godere importanti finanziamenti (pubblici). Il comparto immobili è considerato privato per permettere loro di fare tutti i loro “interessi” (privati).
A Bellinzona le FFS ci spiegano che l’area delle Officine non è più adeguata (sono 10 anni che tentano di smantellare tutto; abbiano almeno il coraggio di dire che la globalizzazione).
La verità è molto più semplice, è un’area industriale di 120’000 mq (ricevuta in cambio di molti posti di lavoro) e come tale non può valere più di 500.- Fr. al mq. Però se si cambia il Piano Regolatore per costruire edifici residenziali, commerciali, culturali e quant’altro, quell’area può valere almeno 5 volte di più.
Messe alle strette (???) le FFS promettono di trasferire le Officine in un nuovo capannone, tecnologicamente all’avanguardia, a Castione, e cedono alla città e al Cantone 45’000 mq. In cambio ricevono Fr. 120’000’000.- (franchi centoventi milioni) pari a Fr. 2’666.66 al mq per il terreno ceduto. In realtà risulta che il capannone serve alle FFS per posteggiare i loro treni passeggeri e permetterne la piccola manutenzione; niente a che vedere con il volume di lavoro e le competenze attuali, e possibili, delle Officine FFS!!!
Non mi arrabbio con le FFS che spudoratamente e subdolamente tentano di sfruttare senza scrupoli ma con chi glie lo permette e li agevola.
I terreni delle Officine sono pregiati perché a cavallo del centro, vicini alla stazione e attaccati alla ferrovia e proprio per questo devono restare terreni industriali, artigianali o comunque dedicati al lavoro. A suo tempo avevamo ipotizzato di trasferire su quest’area l’ospedale cantonale, l’IRB e, più recentemente, i 1’000 posti di lavoro che il Credit Suisse, con un’operazione simile, pretende di realizzare sui suoi terreni in via Tatti.
Le autorità e i cittadini di Bellinzona non si rendono conto che permettere di costruire edifici residenziali, commerciali e culturali, anche solo su una minima parte delle Officine, sarebbe la morte della città che è già sull’orlo del baratro a causa della bolla immobiliare. Non le vedete le tante gru? Ricordatevi che i grossi capitali, che investono 50/100 milioni al colpo, stracciano i prezzi e non fanno lavorare i piccoli artigiani, gli architetti, gli ingegneri del posto e bruciano il mercato ai tanti piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari che da generazioni pagano le imposte a Bellinzona.

Re Ma (2’946 battute, spazi compresi)

C’erano le Officine FFS.

Le ferrovie avevano ricevuto 120’000 mq in cambio di lavoro a Bellinzona.
Ha funzionato molto bene per quasi 120 anni.
E’ terreno industriale e artigianale, valore massimo, oggi, Fr. 500.- al mq.
E’ evidente che le FFS non hanno più bisogno delle Officine di Bellinzona.
Si può capire. Ce lo dicano con chiarezza. Le FFS, oggi, i treni merci e le locomotive li prendono in leasing se non addirittura a noleggio. Per i treni passeggeri, i Tilo e domani i GR1, non si sa ma per la nuova “Officina” di Castione si parla di piccola manutenzione. Il “Centro di Competenze” alle FFS non interessa ed è per questo che cedono 45’000 mq affinché se ne occupi il Comune e il Cantone. Cedono la parte nord del terreno con la “Cattedrale” che è un bene protetto, con vincoli che alle FFS non covengono.
E’ per questi motivi che la Città e il Cantone devono riscattare tutto il terreno delle Officine FFS; è ovvio: Fr./mq 500.- x mq 120’000 = Fr. 60’000’000.-.
Si tratterà di spigare la differenza tra espropriazione, riscatto equo, riscatto criminale e alienazione.
Alienazione, sostantivo femminile: 1. Trasferimento di proprietà o di diritti.
2. Alienazione mentale, demenza, infermità
mentale.
Quando ti espropriano il terreno (per esempio per allargare la strada) ti danno al massimo il valore commerciale.
Il riscatto del terreno delle Officine FFS permetterà alla Città e al Cantone di avere tutto il tempo per ripensare e riqualificare, quel comparto importante per la Città ed il Cantone.
Le FFS non sono d’accordo? Benissimo? Che se lo tengano tutto il loro terreno! Però, di conseguenza, quel terreno dovrà rimanere zona industriale-artigianale, valore massimo Fr./mq 500.- e faranno il piacere di decontaminarlo.
E’ comprensibile che le FFS tentino di sfruttare senza scrupoli i loro terreni; è gravissimo che i politici e i cittadini di Bellinzona e del Cantone permettano questo. (Dobbiamo regalare alle FFS almeno Fr. 240’000’000.- per farci portar via le Officine? … e rompere il mercato ai piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari che da generazioni pagano le imposte a Bellinzona? … e togliere il lavoro ai piccoli e medi professionisti, tecnici indipendenti, impresari costruttori, artigiani, …, della regione?).

Altro fatto molto grave; il concorso del Masterplan della Nuova Bellinzona nel quale il terreno delle “Officine” è scorporato. A breve, verrà indetto un concorso specifico per le Officine. Chissà perché? E’ ovvio!
Il Masterplan per la Nuova Bellinzona avrà tempi più lunghi, mentre che le FFS, la torta, la vogliono mangiare subito, incuranti delle priorità della città e del Cantone.
In un secondo tempo, quando avremo capito come vogliamo organizzare la Nuova Bellinzona, e quando la Città e il Cantone avranno riscattato il terreno, si potrà fare il Masterplan per il terreno delle Officine.
Per quanto riguarda lo spostamento a Castione, si deve sapere che non sono le competenze e il volume delle attuali Officine che vengono spostate. No! E’ un capannone che le FFS necessitano per parcheggiare i treni (i Tilo e in futuro i GR1) che attualmente vengono posteggiati alla bell’e meglio in varie stazioni. Questo capannone dovrà permettere la piccola manutenzione, significa la pulizia delle carrozze a fine corsa e la sostituzione di oggetti deteriorati. (lavoro qualificato? E’ questa la decantata eccellenza ticinese?)
Evidentemente questo capannone dovrà trovarsi vicino al terminale del Tilo, dunque a Bodio/Biasca.
Perché le FFS vogliono costruire questo capannone a Castione? Intanto per una questione contabile; gli 80’000 mq, che attualmente sono agricoli (terreno SAC), valgono al massimo Fr. 15.- al mq. Soprattutto significa che le FFS considerano Castione il terminale del Tilo, escludendo la Riviera e le valli superiori.
Anche contro questo le autorità e noi cittadini di Bellinzona e del Cantone dobbiamo ribellarci.

Renato Magginetti (3‘865 caratteri, spazi compresi)

“Nuovo Quartiere Officine” (x CdT)

Masterplan, parola inglese che riempie bene la bocca, che ognuno interpreta a modo suo senza sapere; andrebbe tradotta con “Piano Maestro”, un piano che detta le regole.

A Bellinzona ci sono esempi:
– Il quartiere medievale aveva, ha, regole chiare. Tra la collina e la rocca e dentro la murata si costruiva, fuori no. La murata ha tre porte, di conseguenza le vie Codeborgo, Camminata e Teatro che formano una Y e, sull’intersezione, la Piazza Nosetto con il Palazzo del Municipio. Le case, contigue, si affacciano sulla strada, dietro c’erano cortili, frutteti, orti e strutture per animali; che, nel tempo, sono stati sostituiti da nuove costruzioni; un lento e ricco processo di densificazione.
Le vie Codeborgo e Camminata corrono nord-sud, così gli edifici si affacciano a est e ad ovest per evitare il sole del mezzogiorno e il vento da nord. La via Teatro corre da est a ovest ma la rocca protegge le case dal vento. La densità del nucleo, in funzione dell’uso parsimonioso, permette di risolvere il freddo d’inverno e il caldo d’estate.
– Anche il Quartiere San Giovanni aveva regole chiare: quattro isolati sulla croce formata da via Visconti e via Alberto di Sacco; a ovest il parco che si affaccia sul viale Henry Guisan, caratterizzato dalla villa Beatrice. Gli isolati erano divisi in 6 parcelle che prevedevano edifici contigui sul limite della proprietà e corti interne. Doveva nascere un quartiere cittadino, con artigiani, negozi, osterie al piano terra. Purtroppo i “borghesi” di allora, in quei recinti, hanno voluto villette e villotte autoreferenziali.
– Anche il viale Stazione, che ha perforato il nucleo medievale per inserirsi magnificamente su Piazza Collegiata, ha regole chiare.
Alle Officine FFS?
Intanto un politico competente, Consigliere di Stato o Municipale, avrebbe capito che un terreno industriale come quello, regalato alle FFS, oggi vale al massimo 500.- Fr/mq.
Avrebbe capito che alle FFS le Officine non servono più, le locomotive le prendono in leasing o a noleggio; per cui sarebbe stato semplice:
il Cantone e la città comperano il sedime, mq 120’000 per Fr. 500.- sono sessanta milioni. Siano generosi; glie ne diano il doppio (centoventi). Le FFS non sono d’accordo? Si tengano il terreno; che però resta zona industriale (valore 500.- Fr/mq).   
A Bellinzona abbiamo bisogno di aree in posizione strategica da dedicare al lavoro!

Dov’è la creatività, l’innovazione, l’eccellenza dei nostri economisti?

La città deve svilupparsi attorno al grande Parco Centrale che lega il Centro medievale al fiume Ticino. Un Parco attrezzato con importanti edifici e impianti pubblici di grande qualità architettonica e urbanistica: lo Stadio Comunale, l’ex-ginnasio, l’ex Nuova Caserma, il bagno Pubblico con la passerella che s’innesta sulla via V. Vela e si collega alla Piazza del Sole, il Centro Tennis, la Piscina coperta, lo Stadio del ghiaccio, l’Archivio e Bibblioteca Cantonae, il “Centro sistemi informativi”, il Centro Gioventù e Sport.

Si devono trasformare in quartieri cittadini i terreni tra il viale S. Franscini e il Dragonato, a sud, e tra il Viale G. Motta e via Varrone, dove c’è la chiesa del Sacro Cuore, e via Vallone dove i palazzi dell’arch. Bianconi definiscono la città verso nord. Sono terreni strategici che andrebbero liberati da normative obsolete, assurde, presuntamente divine, che non hanno mai avuto alcun rapporto con modelli architettonici-urbanistici. Anche gli indici di sfruttamento andrebbero adeguati.

Non dobbiamo massacrare ulteriormente i tanti piccoli e medi proprietari immobiliari che da generazioni pagano le imposte in questo Comune.

La Nuova Bellinzona (x La Regione)

E’ l’aggregazione di 13 Comuni nata dal basso: tre Sindaci e alcuni Municipali.

La considerano impropriamente città convinti che sia il numero di abitanti a renderla tale.

No! E’ un’accozzaglia di villaggi e borghi dentro una grande periferia che definisco cancerogena perché si sviluppa come un cancro, che fagocita tutto.

Una piccola parte di Bellinzona avrebbe il potenziale per diventare città, Giubiasco ha la potenzialità per diventare un borgo forte, gli altri “quartieri” (tra questi Daro, Artore, Ravecchia, Pedevilla, Le Semine, Carasso) dovrebbero valorizzare le loro peculiarità attorno ai propri nuclei, sull’esempio di Monte Carasso.

Si dovrebbe eliminare (contenere) la periferia che ha costi, economici e sociali, insostenibili.

Il Comune ha promosso un Masterplan per la “La Nuova Bellinzona” e uno, separatamente, per il Nuovo Quartiere Officine FFS. Un assurdo.

Gli autori delle tre proposte Masterplan Bellinzona non sembrano saper leggere il territorio, rispettivamente un piano di catasto, ma neanche l’evoluzione storica, per capire cosa è arrivato prima e cosa dopo e perché.

Soffermiamoci sul “quartiere” di Bellinzona. Dominato dai tre castelli, è caratterizzato dal centro medievale, tra la collina e la rocca, e da interventi 800eschi: la stazione ferroviaria con il suo viale, i quartieri di San Giovanni e di via V. Vela, i viali G. Motta, Henri Guisan, Portone, Murata e S. Franscini.

Con l’arrivo della ferrovia, 1870, i Bellinzonesi avevano scoperto la modernità e si sono messi all’opera per trasformare il vecchio borgo, in una moderna cittadina; purtroppo tutto si è arenato con lo scoppio della prima guerra mondiale.

Ci sono anche interventi architettonici-urbanistici del moderno, molto importanti: lo stabile amministrativo cantonale a lato del palazzo delle Orsoline, il quartiere Stalingrado, la cooperativa Moderna, l’aggiunta alla Scuola Nord, l’ex ginnasio, l’ex Nuova Caserma, il Bagno Pubblico, il Centro Tennis, la piscina coperta e lo stadio del ghiaccio, la Nuova Banca Stato, i palazzi dell’arch. Bianconi in via Vallone, l’ex Centro Swisscom. Anche lo Stadio Comunale è in posizione strategica.

A Bellinzona, di fatto, c’è un grande Parco Centrale, attrezzato con importanti edifici e impianti pubblici, che si affaccia sulla golena del fiume Ticino, attorno al quale si deve sviluppare la Città: quartieri densi, con edifici contigui e corti e cortili; tra il viale S. Franscini e il Dragonato, a ovest, e tra il viale G. Motta e via Varrone e via Vallone, a est.

Sono terreni strategici che appartengono a tanti piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari che da generazioni pagano le imposte in questo Comune.

Per permettere di trasformare l’attuale squallida periferia in quartieri cittadini, questi terreni andrebbero liberati da normative obsolete, assurde, presuntamente divine, (distanze da confini ed edifici, in funzione delle altezze e delle lunghezze delle facciate, ecc.) che non hanno mai avuto alcun rapporto con modelli architettonici-urbanistici. Anche gli indici di sfruttamento andrebbero adeguati.

Il comparto delle Officine FFS, invece, dovrebbe diventare un quartiere cittadino dedicato unicamente al lavoro: industria leggera, artigianato, start up, studi vari e di ricerca e di formazione; io ci metterei anche l’industria del turismo (la scuola alberghiera, un albergo e naturalmente ristoranti, bar, osterie e discoteche e locali per ascoltare buona musica).

A Bellinzona abbiamo bisogno di aree in posizione strategica da dedicare al lavoro!

Carne vale carne (x ….)

A Bellinzona ci sono due cose che funzionano: il mercato del sabato e il Carnevale (prima del Covid). Tutte le altre attività, culturali, ludiche, popolari, sono subordinate al rispetto dei 60 decibel perché agli abitanti del centro dà fastidio il rumore (già non ci sono più bambini e ragazzi che schiamazzano nelle strade e nelle piazze).

Immaginatevi i “fighetti felici” in mostra nel progetto del Nuovo Quartiere Officine che ha vinto il relativo Masterplan e nel video pubblicitario prodotto dalla “città”.

Guardate bene l’immagine dell’interno della “Cattedrale”! Sotto la bandiera di Bellinzona e la pubblicità della mostra di Leonardo Da Vinci, in bella vista si legge “City Brain”. Imparate l’inglese! Significa che “utilizzando dati completi in tempo reale sulla città, si ottimizzano in modo olistico le risorse pubbliche urbane correggendo istantaneamente i difetti nelle operazioni urbane. Ciò porta a numerose scoperte nei modelli di governo urbano, nei modelli di servizio e nello sviluppo industriale”.

T’é capii! E perché il grande spazio della “Cattedrale” è riempito con elementi di arredo urbano, fioriere con selezioni di graminacee, di arbusti da fiore, di piante perenni e alberi?

Di sicuro c’è che i futuri, sofisticati inquilini degli appartamenti di lusso, di proprietà delle FFS-Immobilien, non gradirebbero essere disturbati dal rumore confuso di voci concitate di giovani che giocano nei sottostanti prati secchi e tantomeno dal frastuono di eventuali concerti nella “Cattedrale”.

Ecco perché considero assurdo costruire palazzoni residenziali di alto livello (standing) in quel immaginato Nuovo Quartiere che, invece, deve restare riservato a NUOVO LAVORO: industria leggera, artigianato, start up, studi vari e di ricerca e di formazione (anche per migranti). Io ci metto anche l’industria del turismo: la scuola alberghiera, un albergo (in relazione con le torri dei Castelli) e naturalmente ristoranti, bar, osterie e discoteche e locali per ascoltare buona musica.

Sono queste le attività che fanno di un luogo una città e non un dormitorio.

Polo scientifico, parco tecnologico, parco dell’innovazione, incubatore, “cluster”?

Di solito s’intende un’area che raggruppa le sedi di diverse aziende di alta tecnologia e informatica ed alcuni dipartimenti universitari. Svolgono il ruolo di aggregatori di imprese innovative che puntano a sviluppare la crescita economica del territorio favorendo il dialogo tra aziende, università e centri di ricerca. Importante è mettere a disposizione spazi caratterizzati da infrastrutture contemporanee e di grande flessibilità (uffici, laboratori, locali di produzione; spazio coworking; startup incubator; sale eventi e sale riunioni). Spazi piccoli e grandi aperti a qualsiasi tipo di lavoro; non è importante che l‘attività o l’azienda duri 6 mesi, 5 anni o più; importante che ci sia una varietà, una mescolanza di mestieri; importante è ritrovarsi, anche casualmente, nei “corridoi”, in caffetteria, alla mensa o al ristorante (anche in discoteca) e scambiarsi le esperienze, veicolare le idee, perché le professioni sono sempre più connesse.

E’ bene che queste attività si trovino in posizione strategica, vicino ai nodi di trasporto pubblico (la stazione ferroviaria) e al centro cittadino. L’intero terreno del comparto delle Officine è il luogo ideale, tra Zurigo e Milano. I nostri politici la smettano di riempirsi la bocca con parole roboanti (creatività, innovazione, eccellenza), siano concreti; che si facciano illuminare. (d’immenso)

Periferia cancerogena e Nuovo Quartiere officine   (x FA, quaderno 29)

Il progetto per il “Nuovo Quartiere Officine” è stato finalmente svelato. E i dubbi non hanno tardato ad arrivare: come non notare l’assurdità di edificare dei quartieri di palazzoni residenziali in una città che è già in piena bolla immobiliare? In una città che ha assoluto bisogno di aree in posizione strategica da riservare al lavoro (industria leggera, di artigianato, di start up, di studi vari, di ricerca e di formazione) e all’industria del turismo? Non ci sarebbe posto migliore per ospitare la scuola alberghiera, un albergo e naturalmente ristoranti, bar, osterie e locali per ascoltare buona musica, dando a Bellinzona un’offerta degna delle altre città della Svizzera.

Non resta che sperare nella lungimiranza dei nuovi dirigenti delle FFS, in particolare il signor Vincent Ducrot, nuovo CEO delle Ferrovie Federali Svizzere e già direttore generale dei Trasporti pubblici friburghesi – che, ricordiamo, è laureato in ingegneria elettrica e specializzato in informatica, non un manager e avvocato come il suo predecessore. Di fronte alla cecità delle autorità politiche, la speranza è che almeno questi dirigenti siano in grado di capire che le potenzialità della Nuova Bellinzona e del Ticino intero non si limitano allo sfruttamento immobiliare senza scrupoli.

I nostri politici, Consiglieri di Stato e Municipali, si pavoneggiano con parole altisonanti: creatività, innovazione, eccellenza, e ancora ecosostenibilità ambientale, green economy, cutting-edge technology, smart city, smart recycling. Peggio che la pubblicità del “Mulino Bianco”. Ma se il Cantone aspirasse davvero ad avere una sua sede regionale del “Parco Svizzero nel campo dell’innovazione” – andando ad aggiungersi ai due politecnici federali di Zurigo e Losanna, agli “hub” che vi gravitano attorno e alle tre reti regionali del Canton Argovia, della Svizzera nordoccidentale e di Bienne – non si lascerebbe sfuggire questa occasione. L’intero terreno delle ex Officine federali è infatti il luogo ideale per ospitare una tale struttura, essendo situato/a tra Zurigo e Milano.

Ma i problemi non finiscono qui. Un politico competente avrebbe capito che un terreno industriale come questo, regalato alle FFS, oggi vale al massimo 500 Fr./mq. Avrebbe capito che alle FFS non servono più le Officine (le locomotive le prendono in leasing o a noleggio), per cui sarebbe stato semplice: a questo prezzo, il Cantone e la città avrebbero potuto comperare il sedime di 120’000 mq per 60 milioni di franchi. Anche volendo essere molto generosi, alle FFS si poteva offrire il doppio come è stato effettivamente fatto. E se le FFS si fossero rifiutate di cedere il terreno a questi prezzi, sarebbe bastato lasciare il sedime come zona industriale… Si può star certi che non avrebbero tardato a tornare sui loro passi. Il Cantone e il Comune, invece, oltre ad aver sborsato 120 milioni, concedono alle FFS di costruire sui suoi terreni immobili residenziali con l’indice di sfruttamento più alto di Bellinzona, andando ad aumentare il valore dei loro terreni fino a 2’500-3’000 Fr./mq.

È vero che le FFS cedono alla città 40’000 mq del sedime (che a 500 Fr./mq corrispondono a 20 milioni di franchi). Ma perché? Intanto perché è una superficie lontana dal centro e dalla stazione. Ma, soprattutto, perché vi si trova la “Cattedrale” delle Officine, che è un bene protetto. Figuratevi se le FFS vogliono accollarsi una tale rogna. La sua ristrutturazione sarà a carico della Nuova Bellinzona. Senza considerare che saranno ancora la città e il Cantone a doversi far carico di trovare terreni agricoli per compensare quelli di Castione. Tutto questo in sfregio ai tanti piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari che da generazioni pagano le imposte in questo comune; e già massacrati dalla concorrenza delle casse pensioni (per le quali i “politici” fanno ponti d’oro) e dai capitali di dubbia provenienza che tutti fanno finta di non vedere.

Ma veniamo al Masterplan “Nuovo Quartiere Officine”. Il terreno delle FFS si trova nel comparto definito a est dal tracciato ferroviario, a sud dalla via Ludovico il Moro, a ovest dal viale Officine che si prolunga nella via San Gottardo, e a nord da via al Prato. Nel bando di concorso erano elencati i “molti” contenuti richiesti e – trattandosi appunto di un Masterplan (Piano Maestro) – oltre al confine del terreno FFS era indicata anche un’area di interesse circostante (qualsiasi nuovo edificio ha un impatto che va oltre il limite della propria parcella, come è evidente). Peccato che nessuno dei cinque gruppi di “professionisti” invitati a lavorare al progetto si sia degnato di considerare quanto sta attorno, né abbia considerato (e rispettato) le proprietà all’interno del comparto, in particolare lungo via San Gottardo, via al Prato e via Pantera. Un vero e proprio “massacro” a danno, ancora una volta, dei piccoli proprietari, il che è vergognoso. Ma a voler discolpare i professionisti in questione, bisogna anche riconoscere che la debolezza di un progetto è spesso dovuta a delle premesse sbagliate…

Un progetto e rispettivamente un piano catastale sono da leggere come un romanzo o un atto giuridico: ogni riga, come ogni parola, ha un significato.

Il termine “periferia cancerogena” è usato per descrivere quel proliferare disordinato di costruzioni e recinti e strade e posteggi che invade tutto, prati, campi, pascoli (ricordiamo che il bosco è protetto dalla Legge Federale Urgente del 4 ottobre 1991) ed intacca anche i nuclei di villaggi, borghi, città, sviluppandosi come un cancro.

A Bellinzona, attualmente, abbiamo due tipi di periferia cancerogena. La prima è quella composta da casette, villine, villette e villotte dentro giardini delimitati da una miriade di recinti diversi uno dall’altro. La seconda è quella composta da palazzine (che hanno sostituito la maggior parte delle casette e villotte) delimitate da strisce di 4-5 metri di larghezza con erba, cespugli e piantine, con la stessa tipologia di recinti.

Grazie al “Nuovo Quartiere Officine”, a Bellinzona avremo una nuova tipologia di “periferia cancerogena”, di tipo metropolitano, senza recinti tra i “moderni” palazzoni ma con erba, tanti cespugli e alberi tra un posteggio sotterraneo e l’altro. Senza dimenticare l’erba sui tetti e forse anche la verdura sulle facciate, di quel genere che va tanto di moda in Cina grazie al Boeri di Milano.

Benvenuti nella Bellinzona del futuro.

Quartiere Officine e nuovo lavoro (x CdT)

Quando un Municipio fa marketing ci si dovrebbe interrogare: “ma cosa stanno vendendo?”

Il Comune ha promosso un Masterplan per la “La Nuova Bellinzona” e uno, separatamente, per il “Quartiere Officine”. Un Assurdo! Prima si studiano le potenzialità e le strategie per la “città”, solo subordinatamente, quelle per le “Officine”.

Per la “Nuova Bellinzona” sono stati scelti 3 gruppi di “professionisti”. I loro lavori sono stati ignorati.

Il Municipio si è inventato il PAC affidato al paesaggista Andreas Kipar, che ha codificato le desiderate del Municipo, piegato sulle voglie dei poteri forti: FFS, Ferrerie Cattaneo, Credit Suisse.

Il risultato del Masterplan per il “Quartiere Officine” dimostra l’irrazionalità delle premesse: inaccettabili anche sul piano morale. L’indice di sfruttamento concesso alle FFS (2.2) non è solo il più alto di Bellinzona (i terreni sul viale Stazione hanno l’1.8) ma, di fatto, è di almeno 4.0 perché l’indice è calcolato in funzione della superficie edificabile, escluse le aree dello spazio pubblico (strade, piazze, parchi).

Il tipo di pianificazione che accettiamo da almeno 60 anni è la causa del dissesto economico e finanziario dei nostri Comuni, Cantoni e Confederazione! Altro che i costi della sanità, della socialità e del lavoro messi insieme!

Nel dopoguerra abbiamo abbandonato i nuclei storici perché si identificavano con miseria (le case erano fatiscenti, i servizi igienici precari, per l’acqua s’andava alla fontana) e, soprattutto, il sistema patriarcale era asfissiante. Una fuga accentuata dal fatto che la campagna ha perso la funzione di sussistenza; i terreni hanno assunto un nuovo valore: immobiliare.

La proprietà fondiaria era molto frastagliata, era interesse di tutti avere i propri terreni in zona edificabile. Questo fenomeno ha rappresentato un’incredibile leva di ridistribuzione della ricchezza, ma è anche la causa del dissesto territoriale. Oggi, il costo irrisorio del capitale, genera un nuovo boom edilizio, distruttivo, che occupa tutti i terreni edificabili rimasti.

Un’altra politica: la Legge sulla Pianificazione Territoriale ha introdotto uno strumento molto interessante che, se applicato, può contribuire alla riorganizzazione del territorio:
lo sviluppo insediativo centripeto.

“In sintesi si tratta di guidare l’evoluzione degli insediamenti verso una maggiore concentrazione di abitanti e posti di lavoro in luoghi strategici, luoghi ben allacciati al trasporto pubblico, dotati di commerci e servizi alla popolazione e all’economia, nonché di punti d’attrazione per attività di vario tipo (culturali, di svago ecc.)”

Dobbiamo contenere la periferia diffusa per ricostruire la campagna, costruire città, tendere all’uso parsimonioso, inventare nuovo lavoro.

Il “Quartiere Officine” deve essere riservato per NUOVO LAVORO!

La città in Ticino (x ForumAlternativo, quaderno 33)

Le parole sono tutte molto belle e, con queste, abbiamo imparato a giocare per costruire narrazioni fantastiche, più spesso solo fantasiose.

Personalmente preferisco leggere disegni, piani catastali, progetti architettonici.

Però le parole hanno un significato e dobbiamo andare alla loro radice. Una, importante, è “città”, ”dal latino civĭtas –atis, «condizione di civis» e «insieme di cives»; «aggregato di abitazioni». 

Centro abitato di notevole estensione, con edifici disposti più o meno regolarmente, in modo da formare vie di comoda transitabilità, selciate o lastricate o asfaltate, fornite di servizi pubblici e di quanto altro sia necessario per offrire condizioni favorevoli alla vita sociale. Nell’uso, la parola è spesso contrapposta alla campagna. E’ una questione di urbanistica e di civilà.

Il concetto di città è legato a quello di una molteplicità di funzioni di varia origine e indole, economiche, sociali, culturali, religiose, amministrative, sanitarie, ecc., riunite in un solo luogo e per tale ragione non è condizionato dal numero degli abitanti”.

In Ticino, questa parola genera grosse ambiguità, è fonte di un grossolano errore: Città Ticino, la Grande Lugano, la Nuova Bellinzona, la città di Mendrisio. (???)

Di fatto, in Ticino, non c’è (ancora) Città. Ci sono borghi, Biasca, Bellinzona, Locarno, Lugano, Mendrisio, e tanti villaggi, sciolti in quel mare di periferia che io definisco cancerogena, non tanto perché procura ma perché si sviluppa come un cancro, che sta fagocitando tutto (nell’articolo “Ecologia, risorse, energia, territorio”, pubblicato sul Q31, avevo già indicato le 3 caratteristiche della periferia cancerogena).

La Nuova Bellinzona è un’aggregazione, di 13 Comuni; un borgo e 12 villaggi. Solo una piccola parte di Bellinzona ha il potenziale per diventare Città, Giubiasco può diventare un borgo forte, gli altri sono villaggi che devono insistere sulle loro peculiarità, come ha fatto Monte Carasso negli ultimi 40 anni.

Si dovrebbe costruire Città attorno al grande Parco Centrale Attrezzato che va dal viale Henri Guisan fino al fiume Ticino. Parco attrezzato da innumerevoli impianti e edifici pubblici di grande valore architettonico: Le Scuole Nord, la Banca Stato, la Scuola dell’Infanzia, lo Stadio Comunale, lo Stallone, la Scuola Media 1, il Bagno Pubblico, il Centro tennis, la Piscina coperta e lo Stadio del Ghiaccio, il Centro Gioventù e Sport, l’Istituto Cantonale di Economia e Commercio (ex Nuova Caserma), l’Archivio e Biblioteca Cantonale, il “Centro sistemi informativi”.

Si dovrebbe costruire Città tra il Dragonato ed il Parco, a ovest, e, a est, dal viale G. Motta fino al viale Varrone, dove c’è la chiesa e il convento del Sacro Cuore (prima fase) e fino al viale Vallone (seconda fase) dove, da sempre, i Palazzi progettati dall’architetto Bianconi definiscono la Città.

(Ricordatevi che l’intera area delle Officine FFS deve restare riservata al lavoro e all’istruzione)

Lo stesso discorso vale per Lugano, forse, per Locarno; non vale per Mendrisio che è e resterà un borgo, non mi sembra abbia le caratteristiche morfologiche per aspirare a diventare città (è più cittadina Chiasso).

Persistendo sullo “sviluppo insediativo centripeto” dobbiamo estirpare (contenere) la periferia cancerogena, (che ha costi economici, sociali e ambientali insostenibili) per ricostruire la Campagna, costruire Città, tendere all’uso parsimonioso, inventare nuovo lavoro.

Lo sviluppo insediativo centripeto:

la LPT (Legge sulla Pianificazione Territoriale) ha introdotto questo strumento, molto interessante, che, se applicato coerentemente, può contribuire alla riorganizzazione del territorio:


“In sintesi si tratta di guidare l’evoluzione degli insediamenti verso una maggiore concentrazione di abitanti e posti di lavoro in luoghi strategici, luoghi ben allacciati al trasporto pubblico, dotati di commerci e servizi alla popolazione e all’economia, nonché di punti d’attrazione per attività di vario tipo (culturali, di svago ecc.)”.

Quando un Municipio fa marketing (x ForumAlternativo, quaderno ?)

Il “cittadino” dovrebbe interrogarsi: “ma cosa stanno vendendo?”

Non ci sono più cittadini, i pochi rimasti sono equiparati a “rompi scatole”; siamo solo consumatori che producono, trasformano, promuovono e divorano. Non c’è più città; ne villaggi ne borghi. E’ tutto un mare di periferia (una discarica di casette, palazzine, giardini, recinti, strade, posteggi, …) che fagocita tutto, tranne laghi e corsi d’acqua.

Masterplan?

Il Comune ha promosso un Masterplan per la “La Nuova Bellinzona” e uno, separatamente, per il Nuovo Quartiere Officine. Un Assurdo! Prima si studiano le potenzialità e le strategie per la “città”, solo di conseguenza, subordinatamente, quelle per le “Officine”.

Per la “Nuova Bellinzona” sono stati scelti 3 gruppi di “professionisti”. I loro lavori sono stati ignorati; il Municipio si è inventato il PAC (Programma d’Azione Comunale) affidato al paesaggista Andreas Kipar, che ha codificato le desiderate del Municipo, piegato sulle voglie dei poteri forti: FFS, Ferrerie Cattaneo e Credit Suisse (via Tatti). Camorino, Claro e il Comparto dello Stadio, solo un diversivo.

Il risultato del Masterplan per il “Nuovo Quartiere Officine” dimostra quanto siano irrazionali  le premesse: inaccettabili sul piano logico, pratico, e anche morale.

L’indice di sfruttamento concesso alle FFS (2.2) non è solo il più alto di Bellinzona (i terreni tra il viale Stazione e via Cancelliere Molo hanno un indice dell’1.8) ma, normalmente, l’indice è calcolato in funzione della superficie edificabile, escluse le aree dello spazio pubblico (strade, piazze, parchi).

Il “Nuovo Quartiere Officine” deve essere riservato per NUOVO LAVORO!

Ambiente e territorio: un’altra politica

Il tipo di urbanizzazione (pianificazione territoriale) che accettiamo acriticamente da almeno 60 anni è la causa del dissesto economico e finanziario dei nostri Comuni, Cantoni e Confederazione!  Altro che i costi della sanità, della socialità e del lavoro messi insieme!

Nel dopoguerra abbiamo abbandonato i nuclei (di villaggi, borghi e città) perché si identificavano con miseria (le case erano fatiscenti, i servizi igienici precari, per l’acqua s’andava alla fontana) e, soprattutto, il sistema patriarcale era asfissiante.

Una fuga accentuata dal fatto che la campagna ha perso la funzione di sussistenza; i terreni hanno assunto un nuovo valore: immobiliare.

La proprietà fondiaria era molto frastagliata, era interesse di tutti avere i propri terreni in zona edificabile. Questo fenomeno ha rappresentato un’incredibile leva di ridistribuzione della ricchezza (fino agli anni ’80) ma è anche la causa, con l’uso sconsiderato dell’automobile, del dissesto territoriale. Oggi, il costo irrisorio del capitale, genera un nuovo boom edilizio, distruttivo, che occupa tutti i terreni edificabili rimasti.

La LPT (Legge sulla Pianificazione Territoriale) ha introdotto uno strumento molto interessante che, se applicato coerentemente, può contribuire alla riorganizzazione del territorio:
lo sviluppo insediativo centripeto.

“In sintesi si tratta di guidare l’evoluzione degli insediamenti verso una maggiore concentrazione di abitanti e posti di lavoro in luoghi strategici, luoghi ben allacciati al trasporto pubblico, dotati di commerci e servizi alla popolazione e all’economia, nonché di punti d’attrazione per attività di vario tipo (culturali, di svago ecc.)”

Dobbiamo distruggere (contenere) la periferia diffusa per ricostruire la campagna, costruire città, tendere all’uso parsimonioso, inventare nuovo lavoro.

 

 ReMa